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Enciclica "Fratelli Tutti"

VT IT ART 41673 enciclica laudato si

Lettera Apostolica

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Indirizzo di saluto del Parroco
per la Visita pastorale di S. E. Mons. Giovan Battista Pichierri
12-19 gennaio 2003

 

Amabilissimo Padre e Maestro nella fede, la Sua Visita Pastorale costituisce per tutti noi uno speciale incontro con Cristo, "eterno sacerdote, pastore dei pastori" (cfr. Prefazio dell'Ordine), che passò in mezzo agli uomini beneficando tutti (cfr. At 10,38). È questa per noi una opportunità privilegiata di comunione ecclesiale. È un salutare evento di grazia, che, siamo certi, non mancherà di produrre larghi frutti per la causa del Regno di Dio in noi e attorno a noi.
È la tredicesima Visita che questa comunità dalla sua nascita ad oggi riceve, a partire dalla prima, risalente al 7 marzo 1850.


Il tratto di strada che condividerà con la nostra comunità durante questi giorni è un'opera apostolica, che si configura su quella visita singolare e del tutto mirabile, mediante la quale "il principe dei pastori" (1Pt. 5,4), il Vescovo delle anime nostre (cfr. 1Pt. 2,25) Cristo Gesù ha visitato ed operato la redenzione del suo popolo (cfr. Lc. 1,68).
Ella sarà per noi visibile principio e fondamento dell'unità della Chiesa particolare che il Signore Le ha affidato in questo territorio.


Accogliamo la Sua presenza come atto di carità pastorale. Ci sentiremo tutti accolti con paterna carità. Sicuramente, attraverso i contatti personali con i diversi membri del popolo di Dio, non mancherà di esortarci alla fede e all'esercizio della vita cristiana. Avrà modo di stimolare, confortare gli operai evangelici, vedrà con i suoi occhi le difficoltà dell'evangelizzazione e dell'apostolato, verrà a contatto con il cuore dei fratelli, ecciterà le energie casualmente illanguidite, ci richiamerà ad una nuova coscienza di sé e ad una più diligente azione apostolica.
Sono ora a presentarLe le vicissitudini più salienti della plantatio ecclesiae in questo territorio. Coincidono con le vicende del seme della fede seminato dai nostri padri in questa giovane comunità e orientato a divenire, sotto l'azione fecondante dello Spirito Santo, arbusto dalla folta chioma, secondo la metafora evangelica.


La storia di una comunità cristiana in un determinato territorio è sempre legata al segno visibile del tempio. La Chiesa Madre di S. Ferdinando fu voluta e fatta costruire da Ferdinando II di Borbone. Fu dichiarata di Regio Patronato con Real Rescritto del 16 ottobre 1847 e con parere favorevole del Consiglio di Stato dell'11 marzo 1898.
Con bolla Pontificia del 5 maggio 1849, Pio IX "aderendo alle pie brame degli abitanti della Colonia di S. Ferdinando, si è degnato di accordar loro per ispeciale Proteggitore il Santo di cui porta il nome", come annotava il primo parroco don Gennaro Ricco in una lettera del 12.05.1849 all'allora Arcivescovo di Trani. Il 30 maggio (giorno in cui veniva celebrata in Spagna, luogo originario, del Santo) del 1849 si celebrò, pertanto, la prima festa solenne del Santo Patrono.
Inizialmente le funzioni di culto nella Chiesa della Colonia di S. Ferdinando sono svolte da un vicario curato (economo) fino a quando non viene presentato il rapporto al sovrano con la richiesta di un parroco che sarà nominato il 29 aprile 1848 nella persona del già menzionato don Gennaro Ricco.


Il 19 aprile 1845 viene emesso il bando per l'appalto della Chiesa che sarà ultimata e resa funzionante il 1 settembre 1847. La volta era chiusa da capriate di legno e il tetto di tavole era coperto da tegole. La facciata principale, con il grande portale e il campanile, dava sulla piazza abbellita con le quattro villette reali e guardava frontalmente il Municipio. Alle spalle la sagrestia si apriva sull'attuale Piazza Umberto I.


La primitiva sede parrocchiale fu dichiarata inagibile e pericolante dalle Autorità comunali e con un'ordinanza sindacale, prima del 19 aprile 1947 e successivamente del 12 gennaio 1948, se ne disponeva la chiusura.
La vecchia Chiesa parrocchiale venne demolita nel 1949 e da quel momento l'allora parroco don Gallo, le cui spoglie mortali dal 3 aprile 2002 riposano in questa chiesa, dovette far fronte a non pochi sacrifici per costruire la nuova Chiesa. La nuova sede parrocchiale fu aperta al culto il 20 gennaio 1963, dopo lunghi anni di disagio e traversie.
Successivamente furono compiuti altri lavori di rifinitura fino a giungere al completamento e alla sua dedicazione celebrata da S. E. Mons. Carmelo Cassati il 30 maggio 1999.
Il fonte battesimale di questa parrocchia ha generato alla fede finora 34724 battezzati. Ben 11 figli di questa comunità, lungo i suoi appena 156 anni di vita, sono stati consacrati nell'ordine sacerdotale a servizio della diocesi, e non pochi religiosi e religiose appartenenti alle diverse congregazioni.
Questa Chiesa Madre ha generato lungo gli anni altre due comunità cristiane: la parrocchia S. Maria del Rosario nel 1947 e la parrocchia del sacro Cuore nel 1982.


Dalla sua fondazione ad oggi la parrocchia ha visto succedersi 11 parroci. Il terzo nella successione cronologica, Mons. Marino Russo, divenne vescovo di Pescina de' Marsi nel 1896, paese natio di Ignazio Silone, al quale è intitolato il locale Istituto di Istruzione Secondaria Superiore. Le spoglie di Mons. Russo riposano nel nostro Cimitero.


Cosa dire di questo popolo, di questa comunità formata da circa 4800 persone, tutte battezzate, salvo qualche rara eccezione? Ritengo che siano quanto mai attuali le annotazioni che a riguardo riportava il Vicario Foraneo dell'epoca Mons. Gaetano Labianca, nel verbale della terza Visita pastorale a questa comunità, il lontano 14 maggio 1859. Descriveva il nostro popolo come gente "robusta, leggera e svelta di mente". In quel medesimo verbale annotava altresì che "la nascente Colonia è dotata di un vasto territorio, che ben si presta a sudori di coltivatori in ogni genere di coltivazione, ed in specie a quella della vite dando "squisito vino".
La nostra gente lungo gli anni, senza risparmiarsi sudori e fatiche, ha custodito gelosamente questa sua primigenia vocazione agricola, perfezionando i metodi e diversificando le colture. Oggi leggiamo sul cartello di benvenuto all'ingresso della città che qui si coltivano carciofi e pesche, oltre a pregiate uve da tavola e a "squisito vino".


Unitamente alla vocazione agricola si è sviluppata una fitta e promettente rete di imprenditoria artigianale quale ulteriore attestazione, se mai ce ne fosse bisogno, di laboriosità, intraprendenza e creatività.
La popolazione, dal dopo guerra ad oggi, è stata protagonista di un repentino e notevole sviluppo economico che negli ultimi tempi sembra essere all'origine di una preoccupante caduta della tensione etico-valoriale e di una sempre maggiore competizione sociale. Una smodata cupidigia di denaro tenta di impossessarsi degli animi, polarizzando interessi, energie e sogni. Anche le giovani generazioni, spesso ignare dei sudori degli avi, si lasciano lusingare dal miraggio del guadagno facile.


Di non trascurabile rilevanza è la disoccupazione giovanile, dovuta anche a una certa disaffezione al lavoro agricolo e manuale che spinge la maggior parte dei giovani a intraprendere gli studi. Questo se da un lato eleva il livello cultura della comunità, dall'altro non manca di produrre notevoli frustrazioni in coloro che vedono disattese le loro aspettative. Si vanno così ad accrescere le fila di disoccupati di lusso, salvo la decisione di abbandonare il paese per altre mete.
Non possiamo sottacere che si registra ancora un numero affatto trascurabile di nuclei familiari in condizioni di preoccupante indigenza.


Non proprio allarmante, ma da non sottovalutare, è il fenomeno delinquenziale che in non pochi casi coinvolge anche minori.
Si auspica che la comunità maturi una coscienza civica più spiccata, si scrolli di dosso stili di individualismo esasperato e sia capace di sempre maggiore audacia nel perseguimento del bene comune.


Dal punto di vista della fede il nostro popolo, a motivo delle sue giovani radici, ha sentito subito il bisogno di fissare tradizioni e momenti che favorissero la formazione di un'identità comunitaria il più definita possibile. Questo, se da un lato ha contribuito ad accrescere la coscienza di popolo, dall'altro, non rare volte, ha fatto smarrire la consapevolezza della dimensione viva e sempre nuova della fede, come anche di una matura coscienza ecclesiale. Tutto questo negli anni passati non ha mancato di generare comportamenti segnati da una certa animosità verso la Gerarchia ecclesiastica.

Molte energie sono state profuse dai diversi parroci per la formazione cristiana. I frutti non hanno tardato a manifestarsi. Oggi la comunità si caratterizza per una fede più adulta, una speranza più salda e una carità sempre più operosa, accogliente e creativa.


Rilevante è stato il cammino fatto dal punto di vista della conoscenza biblica e della partecipazione attiva alla liturgia, ne è prova il mancato attecchimento di qualsiasi setta. Soddisfacente è la partecipazione alla vita sacramentale e soprattutto all'Eucarestia domenicale.
Ancora ardua e lontana appare la meta di una maggiore pacificazione sul versante delle relazioni umane, soprattutto in ambito familiare. È infatti notevole il tasso di astiosità che permane nei diversi rapporti di parentela. Le motivazioni di tale conflittualità diffusa sono quasi sempre di natura patrimoniale. Molta strada rimane da fare verso la convinzione che il bene deve sempre prevalere sui beni.


Gli affreschi di cui è ornato questo tempio, raffiguranti le Otto Parole del Monte, al di là del discutibile stile artistico - ai posteri l'ardua sentenza - sono per noi tutti la memoria visiva permanente della meta della nostra vita cristiana: giungere alla Gerusalemme celeste a contemplare il volto del Padre, vivendo nello stile delle Beatitudini, mossi dallo Spirito di Dio che di giorno in giorno ci rende sempre più conformi a Cristo.


Sicuramente il passaggio del Vescovo in mezzo a noi renderà più spedito e motivato il nostro cammino e attiverà nel cuore e nelle menti di molti – speriamo di tutti – un immenso desiderio di perdono e di riconciliazione. Saranno proprio questi i frutti più efficaci che vorremmo cogliere dalla Sua presenza mite e gioviale, segno tangibile di Colui che ha detto "imparate da me che sono mite e umile di cuore" (Mt 11,29). Il Signore porti a compimento l'opera che oggi inizia attraverso la Sua persona. Noi continueremo ad essere gregge docile di un così premuroso pastore. Grazie per il dono del suo servizio.

 

San Ferdinando di Puglia, 12 gennaio '03

 

Il Parroco
Sac. Domenico Marrone

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